Ci sono casi in cui, in seguito a separazione, il genitore che detiene l’affidamento del figlio minore ha necessità di trasferirsi in un’altra città per motivi di lavoro. L’altro genitore può opporsi?
La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 21054 del 1° luglio 2022 ha messo in chiaro la faccenda, respingendo il ricorso del padre che era contrario a tale decisione. Ecco le motivazioni che hanno portato alla sentenza.
Perdita dell’affidamento del figlio minore per trasferimento
Nel caso in questione, una madre decide di spostare la propria residenza e quella del figlio in affidamento in un’altra città per motivi lavorativi. Conseguentemente, iscrive il minore in una delle scuole della nuova città, chiedendo il consenso all’ex marito.
Quest’ultimo si oppone a questa decisione, adducendo come motivazione il fatto che il trasferimento della donna avrebbe cambiato inevitabilmente le possibilità di vedere il figlio così come era stato fino ad allora. Chiede, quindi, che il figlio sia affidato a lui.
Secondo i Giudici, se uno dei genitori decide di trasferirsi per migliorare la propria condizione lavorativa e le proprie prospettive future, questo non può essere sufficiente a perdere l’affidamento del figlio.
È diritto del coniuge affidatario accettare una proposta di lavoro che migliori le proprie condizioni economiche e di vita, anche se questo comporta un trasferimento lontano da dove si trovava finora.
La serenità lavorativa della madre, in questo caso, si tramuta anche in un maggiore benessere per il figlio, per cui si tratta di una decisione lecita.
Separazione e salvaguardia dei minori
Quando, in seguito a separazione, si decide riguardo la collocazione di figli minori presso l’uno o l’altro genitore, ciò che conta è la salvaguardia dell’interesse della prole, anche se questo può causare un mutamento nella quotidianità dei rapporti tra genitore e figlio.
Nel caso posto in esame, quindi, seppur il padre avrebbe dovuto rivedere le modalità di organizzazione del tempo da trascorrere con il figlio, è tenuto ad accettare la decisione dell’ex moglie, perché guidata da una prospettiva di miglioramento della sua condizione economica.
Ciò che è stato preso in considerazione in questo caso è stato solo ed esclusivamente il benessere emotivo del figlio, cercando una soluzione che potesse bilanciare gli interessi di entrambi i genitori.
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