Urla, ingiurie e appropriazione di documenti riservati non sono colpe sufficienti per allontanare un dipendente: si tratta di licenziamento ingiustificato.

Un lavoratore che si lascia andare a urla e improperi sul posto di lavoro, pur commettendo un errore non può essere licenziato per questo motivo. Questo è quanto stabilito dalla sentenza della Cassazione n. 19181 del 14 giugno 2022. 

Licenziamento ingiustificato: il fatto

Un dipendente di un’officina sottrae alcuni documenti riservati custoditi in un ufficio privato e si rende conto che il suo stipendio è inferiore a quello di alcuni colleghi.

Accecato dall’ira, comincia a urlare sul posto di lavoro, sventolando le carte trafugate, lasciandosi andare a improperi e ingiurie contro i datori di lavoro, diffondendo però notizie non veritiere. 

Questo gesto viene percepito come un fatto gravissimo, tanto da causare il licenziamento dell’operaio nell’agosto del 2017. Il caso arriva in tribunale e successivamente in Appello dove, in virtù delle prove prodotte, il licenziamento viene dichiarato ingiustificato e illegittimo.

In particolare, prese in esame le accuse mosse al lavoratore in fase di licenziamento, i giudici hanno stabilito che, in primo luogo, non può essere dimostrata la sottrazione illecita del documento riservato e che comunque il lavoratore aveva diffuso notizie non veritiere, per cui non esiste alcuna diffusione di informazioni riservate.

In seguito, viene stabilito che, seppur il comportamento dell’operaio può essere considerato fuori dalle righe, questi non ha causato alcun danno grave all’azienda tale da dover subire il licenziamento.

Infatti, affinché un lavoratore venga rimosso dal suo posto, è necessario che questi porti uno scompiglio tale in azienda da interrompere o rallentare le normali attività lavorative. 

operaio arrabbiato

Quindi, in virtù del fatto che il lavoratore:

  • ha interpretato le carte in modo errato, diffondendo notizie non veritiere;
  • non ha interrotto l’attività aziendale tanto da causare danni;
  • non è andato oltre urla e ingiurie; 
  • non è stato dimostrato che le carte in suo possesso fossero state trafugate;

il licenziamento è da considerarsi illegittimo, con conseguente e immediato reintegro dell’operaio in azienda.

La decisione della Corte di Cassazione

Inutile è stato il ricorso in Corte di Cassazione da parte dell’azienda. Il giudice supremo, infatti, ha convalidato la precedente decisione della Corte d’Appello, confermando la precedente analisi.

La società è stata condannata a riassumere il lavoratore entro tre giorni, oppure a risarcire allo stesso del danno subito con un’indennità pari a 5 mensilità di retribuzione. 

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