​​Usura sopravvenuta: gli interessi usurari costituiscono importi indebiti

Ecco il principio enunciato dalla Terza Sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione nell’ordinanza del 28 settembre 2023. n. 27545, chiamata a pronunciarsi (nuovamente) sui temi dell’usura sopravvenuta e dell’onere della prova in giudizio.

Usura sopravvenuta: gli interessi usurari costituiscono importi indebiti img di una banca

Contesto legale e antefatti

Prima di illustrare i princìpi a cui la Corte è pervenuta è opportuno delineare il contesto giuridico in cui si colloca la questione in lite. Dinanzi la Corte di Cassazione è giunta una vicenda riguardante un rapporto di fideiussione.

Ricordiamo innanzitutto che, ai sensi dell’art. 1936 del Codice Civile: “è fideiussore colui che, obbligandosi personalmente verso il creditore, garantisce (promessa unilaterale) l’adempimento di un’obbligazione altrui”. In altre parole, mediante un contratto di fideiussione, un soggetto (persona fisica o giuridica) può garantire personalmente l’adempimento del debito di un altro soggetto, anche qualora questi non ne sia a conoscenza.

La fideiussione può essere anche bancaria o assicurativa, mediante l’intervento di istituti di credito.

Nel caso in cui il debitore non possa più onorare il proprio debito, il creditore potrà rivalersi sul fideiussore.

Il decreto ingiuntivo respinto e il ricorso in cassazione

Il Tribunale di Milano aveva precedentemente respinto l’opposizione richiesta dai fideiussori contro il Decreto ingiuntivo che intimava loro di effettuare il pagamento del debito verso l’istituto bancario creditore.
Successivamente, anche la Corte d’Appello respingeva il gravame avanzato dai fideiussori che, dunque, ricorrevano in Cassazione.

La sentenza della corte e il principio di usura sopravvenuta e buona fede contrattuale

La Corte di Cassazione, nell’emettere sentenza, è solita enunciare anche un principio di diritto che servirà ad orientare la decisione dei giudici di merito oltre a costituire un principio di orientamento giurisprudenziale più ampio, al quale gli organi giudicanti si conformeranno nel decidere sulle cause simili. Nel caso di specie, la Cassazione ha enunciato due importanti principi di diritto:
1. «in caso di azione giudiziaria con la quale si contesta, mediante dettagliata relazione peritale, l'applicazione di tassi di interesse illegittimi nel corso di rapporti bancari, per l'istituto bancario convenuto che intenda contestare il computo di tali tassi, non è sufficiente una contestazione generica, ma è necessaria l'indicazione dei tassi che, in tesi difensiva, sarebbero stati effettivamente applicati»;
2. «i tassi di interesse usurari – che non siano stati pattuiti originariamente, ma siano sopraggiunti in corso di causa – costituiscono in ogni caso importi indebiti.

Il creditore che richieda interessi divenuti, nel corso del rapporto, in misura ultralegale pretenderebbe per ciò stesso l'esecuzione di una prestazione oggettivamente sproporzionata: il suo comportamento sarebbe contrario al generale principio di buona fede contrattuale, che impone alle parti comportamenti collaborativi, anche in sede di esecuzione del contratto».

Il principio di usura sopravvenuta e onere della prova in giudizio

Per semplificare, il primo principio enunciato dalla Cassazione sull’usura sopravvenuta statuisce che quando ci sia un’azione legale, attraverso la quale un soggetto (in tal caso attore) voglia contestare l’applicazione di tassi di interesse usurari, la banca (che in tal caso si pone come convenuto) non potrà avvalersi di una contestazione generica, ma avrà appunto l’onere della prova dovendo indicare i tassi di interesse che siano stati effettivamente applicati verso la controparte.

In caso di tassi di interesse usurari sopravvenuti durante il corso del rapporto contrattuale, i soggetti che li contestano dovranno prima avvalersi di una relazione peritale, tramite l’assunzione di un perito di parte.

Il principio di buona fede contrattuale

Il secondo principio enunciato dalla Corte statuisce, in prima battuta, che i tassi di interesse usurari che non siano stati pattuiti in fase di stipulazione del contratto, ma che siano sopraggiunti successivamente, costituiscono in ogni caso importi indebiti. Il creditore che dunque ne faccia richiesta, sta di fatto chiedendo una prestazione non dovuta violando il principio di buona fede contrattuale, secondo cui le parti del contratto devono tenere comportamenti collaborativi nell’arco di tutta la sua esecuzione.

​​Usura sopravvenuta: gli interessi usurari costituiscono importi indebiti

Ecco il principio enunciato dalla Terza Sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione nell’ordinanza del 28 settembre 2023. n. 27545, chiamata a pronunciarsi (nuovamente) sui temi dell’usura sopravvenuta e dell’onere della prova in giudizio.

Usura sopravvenuta: gli interessi usurari costituiscono importi indebiti
img di una banca

Contesto legale e antefatti

Prima di illustrare i princìpi a cui la Corte è pervenuta è opportuno delineare il contesto giuridico in cui si colloca la questione in lite. Dinanzi la Corte di Cassazione è giunta una vicenda riguardante un rapporto di fideiussione.

Ricordiamo innanzitutto che, ai sensi dell’art. 1936 del Codice Civile: “è fideiussore colui che, obbligandosi personalmente verso il creditore, garantisce (promessa unilaterale) l’adempimento di un’obbligazione altrui”. In altre parole, mediante un contratto di fideiussione, un soggetto (persona fisica o giuridica) può garantire personalmente l’adempimento del debito di un altro soggetto, anche qualora questi non ne sia a conoscenza.

La fideiussione può essere anche bancaria o assicurativa, mediante l’intervento di istituti di credito.

Nel caso in cui il debitore non possa più onorare il proprio debito, il creditore potrà rivalersi sul fideiussore.

Il decreto ingiuntivo respinto e il ricorso in cassazione

Il Tribunale di Milano aveva precedentemente respinto l’opposizione richiesta dai fideiussori contro il Decreto ingiuntivo che intimava loro di effettuare il pagamento del debito verso l’istituto bancario creditore.
Successivamente, anche la Corte d’Appello respingeva il gravame avanzato dai fideiussori che, dunque, ricorrevano in Cassazione.

La sentenza della corte e il principio di usura sopravvenuta e buona fede contrattuale

La Corte di Cassazione, nell’emettere sentenza, è solita enunciare anche un principio di diritto che servirà ad orientare la decisione dei giudici di merito oltre a costituire un principio di orientamento giurisprudenziale più ampio, al quale gli organi giudicanti si conformeranno nel decidere sulle cause simili. Nel caso di specie, la Cassazione ha enunciato due importanti principi di diritto:
1. «in caso di azione giudiziaria con la quale si contesta, mediante dettagliata relazione peritale, l'applicazione di tassi di interesse illegittimi nel corso di rapporti bancari, per l'istituto bancario convenuto che intenda contestare il computo di tali tassi, non è sufficiente una contestazione generica, ma è necessaria l'indicazione dei tassi che, in tesi difensiva, sarebbero stati effettivamente applicati»;
2. «i tassi di interesse usurari – che non siano stati pattuiti originariamente, ma siano sopraggiunti in corso di causa – costituiscono in ogni caso importi indebiti.

Il creditore che richieda interessi divenuti, nel corso del rapporto, in misura ultralegale pretenderebbe per ciò stesso l'esecuzione di una prestazione oggettivamente sproporzionata: il suo comportamento sarebbe contrario al generale principio di buona fede contrattuale, che impone alle parti comportamenti collaborativi, anche in sede di esecuzione del contratto».

Il principio di usura sopravvenuta e onere della prova in giudizio

Per semplificare, il primo principio enunciato dalla Cassazione sull’usura sopravvenuta statuisce che quando ci sia un’azione legale, attraverso la quale un soggetto (in tal caso attore) voglia contestare l’applicazione di tassi di interesse usurari, la banca (che in tal caso si pone come convenuto) non potrà avvalersi di una contestazione generica, ma avrà appunto l’onere della prova dovendo indicare i tassi di interesse che siano stati effettivamente applicati verso la controparte.

In caso di tassi di interesse usurari sopravvenuti durante il corso del rapporto contrattuale, i soggetti che li contestano dovranno prima avvalersi di una relazione peritale, tramite l’assunzione di un perito di parte.

Il principio di buona fede contrattuale

Il secondo principio enunciato dalla Corte statuisce, in prima battuta, che i tassi di interesse usurari che non siano stati pattuiti in fase di stipulazione del contratto, ma che siano sopraggiunti successivamente, costituiscono in ogni caso importi indebiti. Il creditore che dunque ne faccia richiesta, sta di fatto chiedendo una prestazione non dovuta violando il principio di buona fede contrattuale, secondo cui le parti del contratto devono tenere comportamenti collaborativi nell’arco di tutta la sua esecuzione.

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